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Anniversari: due anni dalla crisi.

Impiegato della Lehman che lascia il posto di lavoro
Sono già passati due anni dall’inizio della crisi: come si dice in Romagna, non avrei mai “creso”. Ovvero, non sembra che da 24 mesi si stia trascinando questo fenomeno sul quale molti si sono esercitati, discettando di cause e di colpevoli, invocando regole, giri di vite, cantando il De Profundis per il sistema capitalistico e quanto altro.
Abbiamo avuto domande oziose, come quella della Regina Elisabetta II agli economisti -come mai non avete previsto tutto questo?- e risposte altrettanto oziose, ovvero gli economisti medesimi -non abbiamo avuto abbastanza fantasia (sic)-. con buona pace del prof.Preti su il sussidiario.net di qualche giorno fa, non credo che l’osservazione, a lui ed a me stesso ben nota, che “molta osservazione e poco ragionamento conducono all’errore, molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità” abbia a che fare con la fantasia. Credo, molto più semplicemente, che la questione sia quella di ricordare che l’economia non è una scienza esatta, ma una scienza sociale. In altre parole, stiamo parlando di comportamenti di persone.
Non oso avventurarmi sugli insegnamenti della crisi e su quanto abbiamo appreso in questi due anni. So solo che la crisi ha rimesso al centro di tutto la responsabilità personale, quella di chiunque, nel lavoro, in famiglia, nelle scelte di consumo, della banca con cui lavorare, degli impianti da acquistare e della crescita da perseguire.
“Se ci fosse un’educazione del popolo, tutti starebbero meglio”. Quello che ci ha insegnato don Giussani vale anche per la crisi, perchè l’educazione, anche finanziaria, continua a mancare.

Di johnmaynard

Associate professor of economics of financial intermediaries and stock exchange markets in Urbino University, Faculty of Economics
twitter@profBerti

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